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La via Cassia

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Antichi tesori celati nella natura

Il tracciato della via Cassia – il cui nome deriva dal console che ne iniziò la costruzione intorno al II secolo a.C. per collegare Roma all’Etruria – coincideva con la via Flaminia fino a Ponte Milvio. All’altezza del ponte, le due consolari si biforcavano e la via Cassia procedeva in direzione nord-ovest inoltrandosi in un paesaggio tufaceo che ancora oggi custodisce tracce di antiche civiltà. Anche dopo la caduta dell’impero romano, la via Cassia rimase per secoli una via di comunicazione di grande importanza, poiché percorsa dai pellegrini che si recavano a Roma. Lo stesso arcivescovo Sigerico nell’anno 990, nel suo diario del viaggio di ritorno da Roma a Canterbury, dopo aver ricevuto il pallio dalle mani del Papa, ne descrive parte del tracciato che da allora coincise con la via Francigena.

La via attraversava Monte Mario e La Storta per arrivare con una piccola deviazione alla città etrusca di Veio, celata per millenni da distese di grano ed intricata vegetazione e portata alla luce con imponenti campagne di scavo a partire dagli anni ’60. L’antica Veio controllava un vasto territorio e divenne nel V secolo a.C. la storica rivale di Roma. Conquistata e distrutta da Furio Camillo nel 396 a.C., la città cela testimonianze archeologiche affascinanti: il ponte Sodo, una galleria scavata dagli Etruschi per permettere il passaggio di un corso d’acqua, le necropoli con tombe rupestri disseminate qua e là, come la Tomba delle Anatre e la Tomba Campana, con due leoni ai lati della porta e affreschi arcaici all’interno, l’area sacra e le rovine del tempio dedicato ad Apollo, la cui celebre statua attribuita allo scultore Vulca si può oggi ammirare al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. Ad epoca romana risalgono le ville costruite da ricchi romani come la villa di Campetti e quella di Lucio Vero. E ancora al Medioevo risalgono torri e mole, oltre al santuario della Madonna della Mola, circondato da magnifici prati. Nei pressi di Veio si trova poi il borgo medievale di Isola Farnese, che merita certo una sosta. All’interno di notevole interesse è la chiesa di San Pancrazio, risalente al XIV secolo, con affreschi quattrocenteschi, tra cui il ciclo dell’abside, attribuito alla scuola di Melozzo da Forlì.

Nella zona tra Campagnano di Roma e Formello il paesaggio assume un aspetto fortemente selvaggio. Il luogo, noto come Valle del Sorbo, ospitava fin dal X secolo un castello a protezione dell’adiacente abitato, sulle rovine del quale sorse all’inizio del XV secolo il santuario della Madonna del Sorbo, posto su uno sperone di roccia immerso in un paesaggio particolarmente suggestivo.

Il grazioso borgo medievale di Formello, si compone del palazzo comunale, del medievale Palazzo Chigi, che ospita il Museo dell’Agro Veientano, delle chiese di San Lorenzo e San Michele Arcangelo. Da una tomba etrusca proviene uno dei più importanti vasi etruschi: l’Olpe Chigi, oggi a Roma nel Museo Etrusco di Villa Giulia.
La via Cassia proseguiva con andamento perlopiù rettilineo sino a Sutri, quindi attraverso i centri etruschi di Bolsena, Orvieto, Cortona, Arezzo giungeva a Firenze, dopo la fondazione romana nel 59 a.C.

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