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Parchi e riserve

Riserva dell’Insugherata

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Fa parte dell'itinerario storico di: La Via Cassia

LA RISERVA
Estensione: 770 ettari
Sede:  c/o RomaNatura, Villa Mazzanti, Via Gomenizza 81- 00195 Roma
Telefono: 06 35405350
Sito web: www.romanatura.roma.it
Accessi: Via Tomba di Nerone, Via Paolo Emilio Castagnola, Via Cassia 1081,  Via Italo Panattoni, Via Giuseppe Taverna, Via Augusto Conti

La riserva naturale dell’Insugherata è stata istituita nel 1997 su quasi ottocento ettari miracolosamente scampati all’edificazione intorno al fosso dell’Acqua Traversa. Qui un paesaggio vegetale assai articolato offre rifugio a una fauna sorprendente, che annovera specie insolite come il tasso, l’istrice, il moscardino, il mustiolo, il granchio di fiume e addirittura la localizzata salamandrina dagli occhiali, piccolo anfibio dalla caratteristica macchia chiara tra gli occhi, con una distribuzione essenzialmente appenninica, la cui circoscritta popolazione che si riproduce nei corsi d’acqua più interni e limpidi della riserva è l’unica rinvenuta a Roma. Da qui, inoltre, passa la Via Francigena del Nord, l’antico itinerario della fede, che dall’Inghilterra e dall’Europa centrale ha per secoli accompagnato pellegrini e visitatori fino alla Basilica San Pietro.

IL TERRITORIO
Su un fondo di sabbie e argille di origine marina, sono i prodotti vulcanici provenienti dall’antico apparato dei monti Sabatini (quello dell’odierno lago di Bracciano) a contraddistinguere i terreni della riserva dell’Insugherata. Il territorio è caratterizzato dalla presenza di boschi misti a predominanza di querce (20-30 % della superficie), di pascoli e prati coltivati e presso alcune aziende agricole attive nella riserva è possibile acquistare produzioni locali come ortaggi, frutta, miele, marmellate e anche ricotta di pecora: un angolo di Campagna Romana in piena città! Vero scrigno di biodiversità la riserva presenta una rilevante ricchezza floristica e faunistica. All’Insugherata è stata riscontrata la più alta densità di specie vegetali dell’intero territorio capitolino; complessivamente sono state censite oltre 630 piante, più della metà di quelle note per l’intero territorio urbano, di cui 44 esclusive per Roma.

La caratteristica predominante della Riserva è la grande varietà degli ambienti, apprezzabile anche scrutando dai punti più elevati le diverse sfumature di verde che compongono il mosaico ambientale. Al mutare dell’esposizione si possono osservare leccete e cerrete, lembi di sughereta e zone a macchia mediterranea. E la vegetazione boschiva più significativa della riserva è forse proprio la sughereta, che non a caso è all’origine del nome dell’area protetta, anche se secoli di azione antropica hanno in realtà fortemente ridotto l’estensione attuale di tale formazione. Attualmente occupa i versanti più assolati, dove alla quercia da sughero si associano cisto rosso, cisto femmina, mirto, smilace ed erica arborea, i cui rami, legati in fascina, un tempo venivano utilizzati per fare le scope; allo strato arboreo partecipano anche roverelle e ornielli, mentre tipiche presenze della macchia mediterranea, quali corbezzoli, filliree, lentischi e alaterni, compongono il sottobosco. Le aree di fondovalle sono ricche di vegetazione legata agli ambienti palustri, mentre lungo i fossi si è sviluppata una caratteristica vegetazione ripariale che comprende salici, pioppi, ontani e cannucce di palude con un notevole contorno di equiseti e felci nelle zone più ombreggiate. Va notato, infine, che la vegetazione della riserva presenta anche tratti propri di climi più freschi come testimoniato dalla presenza di specie quali il carpino bianco, il castagno, l’acero campestre, l’agrifoglio e il pungitopo, caratterizzato dalle vistose bacche invernali, rotonde e di color rosso scarlatto. Nella riserva abbondano anche numerose specie di orchidee selvatiche, quali l’orchidea farfalla, l’orchidea piramidale, l’orchidea italiana, l’orchidea maggiore e la serapide maggiore.
La fauna non è da meno. Alle specie già citate, prima fra tutte la salamandrina dagli occhiali, va evidenziata in particolare l’abbondanza e la varietà dell’avifauna. Tra le specie presenti vi sono colonie di gruccioni dal piumaggio variopinto, diversi rapaci notturni, tra cui la civetta, l’allocco, l’assiolo e il sempre più raro barbagianni, il pendolino e il picchio rosso maggiore, dal caratteristico piumaggio bianco e nero con una evidente macchia rossa sulla parte bassa dell’addome. Ma poi anche il torcicollo e il picchio verde, l’averla capirossa, il gheppio, il nibbio bruno e, di comparsa recente, il falco pecchiaiolo. Anche l’entomofauna è molto varia. Si segnala la presenza di numerose specie di farfalle (cassandra, macaone, podalirio, vanessa del cardo, maniola comune) e di libellule, del cervo volante, dello scarabeo rinoceronte, della mantide e del cerambice della quercia, dalle lunghe e nodose antenne, specie vulnerabile e d’interesse comunitario.

La ricca biodiversità dell’Insugherata ha una spiegazione che va oltre la relativa integrità dei suoi ambienti naturali. Le deriva infatti anche dalla sua collocazione geografica, con un ruolo di cerniera ecologica tra le residue aree verdi del tessuto urbano come Monte Mario e il Pineto, le aree agricole di Casal del Marmo, il corso del Tevere e le aree protette della Campagna Romana a cominciare dal parco di Veio. La riserva è attraversata dal tracciato del Grande Raccordo Anulare nel suo settore settentrionale. Lungo la Cassia e la Trionfale, dove sono gli accessi principali, si allineano numerosi resti archeologici, tra cui ville e sepolcri romani. Il principale è la cosiddetta Tomba di Nerone, che ha dato il nome alla zona. Si tratta in realtà del sarcofago marmoreo di Publio Vibio Mariano, procuratore della Sardegna, e di sua moglie Regina Maxima, risalente alla seconda metà del secolo III: eretto su un alto basamento, è decorato da grifi alati e da figure di dioscuri ai lati dell’epigrafe.

LA VISITA
Tra gli accessi principali agli ambienti della riserva ci sono quelli da via Tomba di Nerone, via Panattoni, via Taverna, via Conti e, soprattutto, via Castagnola. Si raggiunge quest’ultimo accesso seguendo la deviazione poco evidente di via Giovanni Della Casa su via Trionfale, a un centinaio di metri prima della stazione San Filippo Neri del trenino Roma-Viterbo se si arriva dal centro. Lasciatosi alle spalle un parcheggio al limitare dell’insediamento residenziale, si inizia a seguire un sentiero che piegando presto a destra s’inoltra nella valle subito evidente. Su un pianoro erboso, dov’è un’area picnic coperta da una tettoia, la vista si allarga sulla vallata sottostante e sugli affollati quartieri che ne circondano il perimetro da ogni lato. Più compatta la “muraglia” di palazzine lungo la via Cassia; con improvvise aperture la via Cortina d’Ampezzo; discontinua e con alcune vie di penetrazione l’insediamento lungo il confine dalla parte della via Trionfale, da cui proveniamo.
Lungo il cammino è bene tenere gli occhi aperti. Ai margini dei prati è possibile, tra gli altri, l’incontro con il saettone, una delle specie di rettili presenti al pari del cervone e della luscengola. Più frequente l’osservazione dell’averla piccola, piccolo passeriforme caratteristico degli ambienti aperti, e durante i mesi primaverili dell’upupa, dalla colorazione inconfondibile a bande bianche e nere su ali e coda. Sempre seguendo la traccia e attraversando una macchia di ginestre si scende fino ad arrivare al fondovalle. Tralasciando una sterrata sulla sinistra, attraversando un campo si raggiungono le sponde alberate del fosso dell’Insugherata, che si immette nel fosso dell’Acqua Traversa, nel quale confluiscono anche gli altri due fossi presenti nell’area, il fosso della Rimessola e quello di Monte Arsiccio, che conferiscono alla riserva una spiccata connotazione umida lungo i fondovalle. Le sponde sono frequentate dal martin pescatore, un piccolo uccello dal piumaggio color turchese e dal volo rapido e rettilineo che si nutre, come lascia intendere il nome, esclusivamente di piccoli pesci. Curiosando tra le pozze, oltre ai delicati gerridi che “pattinano” sull’acqua, tra gli anfibi si possono incontrare la rana italica e la rana dalmatina, nonché la piccola raganella e la più comune rana verde, mentre dell’elusivo rigogolo, uno degli uccelli più appariscenti dell’avifauna europea col suo piumaggio giallo acceso, ci si limita solitamente all’ascolto del fluido richiamo tra le fronde degli alberi. Frequenti lungo il percorso le tracce lasciate dalla volpe (segnali odorosi ed escrementi), che ne evidenziano l’ubiquità nel comprensorio e l’ampia gamma di alimenti di cui si nutre. Fin qui la passeggiata richiede circa un’ora di cammino. Per il ritorno si può percorrere la via dell’andata oppure, dal fosso, proseguire verso via Panattoni e alla sovrastante via Cassia.

DUE CURIOSITA’
La salamandrina dagli occhiali
La salamandrina dagli occhiali (Salamandrina perspicillata) deve il suo nome comune ad una macchia a forma di “V” e di colore variabile dal giallo chiaro al bianco, che presenta sul capo tra i due occhi. Questa specie, seppure localizzata, è relativamente diffusa nel Lazio; tuttavia, le sue modeste dimensioni e le abitudini notturne la rendono praticamente sconosciuta non solo agli escursionisti, ma anche ai pastori ed agli agricoltori. Sebbene fino al 1940 fosse presente anche sulle pendici orientali di Monte Mario, attualmente l’unica popolazione nota all’interno del grande raccordo anulare della città di Roma si trova nella Riserva Naturale dell’Insugherata, all’interno di un bosco misto a dominanza di castagno e carpino bianco. Gli adulti sono attivi tutto l’anno e si riproducono deponendo le ovature al riparo sotto i sassi, nelle acque limpide e tranquille di un ruscello perenne; a differenza di altre popolazioni laziali in cui è stata documentata una regolare deposizione autunnale, la popolazione dell’Insugherata si riproduce solo da febbraio a maggio.
Vista l’importanza ed il carattere relitto di questa stazione, la salamandrina dell’Insugherata viene costantemente monitorata da parte di ricercatori dell’università di Roma “Tor Vergata”, coadiuvati dai guardiaparco dell’Ente Regionale RomaNatura.

L’agrifoglio
L’agrifoglio (Ilex aquifolium) è un arbusto sempreverde che può raggiungere anche i 10 metri di altezza. Le foglie, di un verde lucente, permettono di riconoscere facilmente la specie in quanto sono caratterizzate da aculei pungenti, più evidenti sulle piante giovani. I fiori, anche se profumati, sono invece poco appariscenti; mentre il frutto, che si rinviene solo sugli esemplari femminili, è una bacca rossa, che matura d’inverno, con all’interno 4 semi velenosi.
L’agrifoglio per la sua rarità e l’uso commerciale di cui è oggetto, fa parte delle specie protette dalla Legge della Regione Lazio n. 61 del 1974 che detta “Norme per la protezione della flora erbacea ed arbustiva spontanea”. Tale normativa ne vieta la raccolta e la detenzione ingiustificata di esemplari spontanei o di parti di essi. Erede diretto delle foreste temperate che popolavano le montagne mediterranee nel periodo caldo umido prima dell’ultima glaciazione, l’agrifoglio è oggi diffuso come specie spontanea nell’Europa centro-occidentale, dalle regioni atlantiche e mediterranee fino all’Asia Minore, trovando come rifugio, dopo i vari cambiamenti climatici, i sottoboschi di querceti e di faggete.

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