Il portale della Camera di Commercio di Roma per l'agriturismo ed il territorio

Cerca

Parchi e riserve

Riserva Naturale della Valle dell’Aniene

Condividi

Fa parte dell'itinerario storico di: La Via Nomentana e La Via Salaria

LA RISERVA

Estensione: 620 ettari
Sede: c/o RomaNatura, Villa Mazzanti, Via Gomenizza 81- 00195 Roma
Telefono: 06 35405350
Sito web: www.romanatura.roma.it
Accessi: Via Vicovaro 21 (angolo Viale Kant) – Casa del Parco, Via M. Tilli, Via Val d’Ala (Centro Polifunzionale), Via Conca d’Oro, Via Nomentana (Altezza Via Sannazzaro) – Percorso ciclabile, Via Cingolani, Via Tor Cervara, Ponte Salario – Pista ciclabile, Via Cicogna – Percorso ciclabile

Montesacro, San Basilio, Santa Maria del Soccorso, Nuovo Salario, Fidene sono i nomi dei popolosi quartieri che rappresentano il tessuto urbano nel settore settentrionale della città di Roma. Tra loro e il resto della città, aldilà di via di Pietralata e della stazione Nomentana, compare una cesura che nelle mappe di RomaNatura si tinge di verde. È l’estensione serpeggiante della riserva della Valle dell’Aniene, una delle più rilevanti tra quelle romane, che si sviluppa sia a destra che a sinistra delle aree golenali del fiume Aniene. Il paesaggio è quello della campagna romana con il terreno leggermente ondulato e coperto prevalentemente da prati e coltivi. Per la città, al di là del suo intrinseco valore naturalistico, rappresenta un grande polmone verde dispensatore di prezioso ossigeno ed un importante corridoio ecologico di connessione ambientale, al centro di un’area fortemente urbanizzata, dove i cittadini possono trovare uno spazio nel quale soddisfare le proprie esigenze di natura, di storia e di cultura, che qui si fondono in modo indissolubile.

IL TERRITORIO
La Riserva Naturale delle Valle dell’Aniene si snoda per 620 ettari seguendo le numerose anse del fiume che percorre tutto il quadrante orientale della città, dal Grande Raccordo Anulare fino alla confluenza nel Tevere all’altezza di Villa Ada. Racchiude ambienti diversi ognuno con un suo ingresso, un suo fascino e una storia da raccontare. A Monte Sacro, il celebre Ponte Nomentano evoca secoli di storia, a Colli Aniene è la torre del Casale della Cervelletta che ci ricorda le fortificazioni medievali della campagna romana. Entrando dal moderno quartiere di Via Tilli, a Casal de’ Pazzi, costeggiamo i resti di una villa romana mentre al Pratone delle Valli, ci accoglie un’area verde attrezzata, salvata dal cemento grazie all’impegno e alla partecipazione degli abitanti della zona. Percorrendo la pista ciclabile è possibile ammirare questi scorci di storia e natura da un estremo all’altro, attraversando quartieri e aree urbane con un solo suono di sottofondo: quello lento e dolce del fiume che scorre. L’Aniene ha forgiato la città nel corso dei secoli, ha reso possibili coltivazioni, nutrito le popolazioni, trasportato merci. Lungo il suo corso sono sorte ville romane, ponti, torri di guardia, casali agricoli. Nell’antichità costituiva una risorsa fondamentale; oggi scorre silenzioso, quasi nascosto alla città e al suo frenetico movimento. Nasce a Filettino, nel parco dei monti Simbruini e, dopo circa 120 km di percorso, confluisce nel Tevere, di cui è il principale affluente. Un importante “cuneo verde” che dalla periferia si insinua fin quasi nel cuore della città, comprendendo una serie di aree verdi ancora ben conservate, che l’avvento della riserva, nel 1997, ha definitivamente destinato alla protezione della natura e alla fruizione da parte dei cittadini.

Ma per ricostruire tutto il tessuto di questa speciale riserva naturale vale la pena tornare alle antichissime origini dell’uomo. Ai confini dell’attuale parco, dove oggi si trova via Val Melaina, la località era chiamata Saccopastore, qui furono trovati, nel 1929 e nel 1935 due crani dell’età pre-neanderthaliana (180-120 mila anni fa). Non lontano, nel deposito pleistocenico di Rebibbia-Casal de’ Pazzi furono portate alla luce ossa di animali di 200 mila anni fa: elefanti, rinoceronti, ippopotami nani, daini, iene delle caverne. In quest’area sconvolta qualche milione di anni fa da eruzioni vulcaniche, ricca di tufi, peperino e travertino, vissero popolazioni latine che disseminarono di piccole necropoli le colline riparate da una fitta vegetazione.
Oggi, nonostante sia caratterizzata da una certa frammentazione dei siti, tagliati e separati da strade, ferrovie e manufatti, la riserva può annoverare comunque un discreto livello di biodiversità. Nelle zone fangose sul bordo del fiume sono presenti, a contatto delle acque, popolamenti di cannuccia di palude, di tife e di salici bianchi e rossi, due specie dal legno elastico in grado di resistere alle periodiche inondazioni, dotati di forti sistemi radicali che contribuiscono notevolmente alla stabilità delle rive riducendo l’erosione dovuta all’azione delle acque. Altri alberi che adornano le rive del fiume sono i pioppi bianchi, i pioppi neri e gli ontani, a cui si mischiano olmi e aceri campestri. Negli ambienti di prateria umida e di canneto cresce una delle piante più belle della flora spontanea italiana: il giaggiolo acquatico.

Sulle rupi tufacee la vegetazione tipica, ancora presente per la sua rusticità, è rappresentata dalla boscaglia mediterranea, dominata dal leccio, accompagnato da altre sempreverdi come il lentisco e l’ilatro, nonché da caducifoglie termofile come l’orniello. Altra vegetazione arbustiva presente sulle rive, legata a suoli umidi ricchi in nitrati, è rappresentata dai cespuglieti a sambuco nero, a cui si uniscono varie specie nitrofile erbacee come l’ortica, la bardana e l’artemisia. Ma, l’interesse per la Riserva, in particolare per l’area della Cervelletta, che rappresenta una zona paludosa, di circa cento ettari, nasce dal fatto che le aree umide all’interno della città di Roma sono ormai quasi del tutto sparite.
Altro fattore di interesse è dovuto alla ricchezza di specie animali presenti, alcune di particolare valore conservazionistico. Un quadro d’insieme permette di rilevare ad esempio che, delle 75 specie di uccelli nidificanti entro la cerchia del Grande Raccordo Anulare, ben 36 sono presenti nella riserva (48%) e tra queste alcune ormai rare in città, quali il porciglione, il beccaccino, la garzetta, l’airone cenerino, il martin pescatore e il pendolino, individuabile per il suo caratteristico nido a forma di fiasco. Ben rappresentati sono anche i rapaci diurni, con il gheppio e la poiana, e i notturni, con la civetta, l’allocco, il barbagianni e l’assiolo che allieta le serate estive con il suo ripetuto e sonoro canto. Presenze di rilievo si rilevano anche tra i pesci con la rovella, specie di interesse comunitario e con il raro granchio di fiume, che fornisce importanti indicazioni sulla qualità dell’acqua del fiume dal momento che la specie non tollera basse concentrazioni di ossigeno. Gli anfibi e i rettili, rappresentati rispettivamente da quattro e otto specie, annoverano, i primi, il tritone punteggiato e il tritone crestato e, i secondi, la testuggine palustre europea ad alto rischio di estinzione e, tra i serpenti, il saettone e la natrice dal collare. Infine, tra i mammiferi, ricordiamo l’istrice, la volpe, il riccio e diverse specie di pipistrelli. Recentemente è stata riferita anche un’osservazione di tasso nell’area della Cervelletta.
Ma frequentando la Riserva si possono avere altre piacevoli sorprese. Nelle notti d’estate, ad esempio, si può assistere al “concerto” degli usignoli o al magico spettacolo di luci offerto dalle lucciole ai piedi del Casale della Cervelletta o tra i cespugli lungo il corso dell’Aniene.

LA VISITA
La Casa del Parco si trova in via Vicovaro ed è facilmente raggiungibile da viale Kant, che separa la riserva della valle dell’Aniene dall’attiguo parco regionale di Aguzzano. Nel vecchio casale opportunamente ristrutturato si trovano una mostra permanente sull’ambiente fluviale e un laboratorio didattico. Subito all’esterno vi è un piccolo stagno artificiale e da qui parte un sentiero natura che, superando una fascia di cespugli, scende al sottostante ampio prato punteggiato da alcune querce. Lungo una stradina parallela al fiume si costeggia l’Aniene risalendo la corrente. Tra le fronde dei salici e le cannucce palustri è facile l’osservazione di diverse specie di passeriformi che frequentano questo ambiente, ancora ricco di scorci interessanti nonostante il degrado di alcuni tratti. Il viottolo è assai frequentato da appassionati di jogging e mountain bike. Si cammina sulla riva fino quasi alla via Tiburtina, dove si trova la stazione metro di Ponte Mammolo, poi si torna sui propri passi magari percorrendo i prati per le tracce più interne e così compiendo un anello. La passeggiata dura circa un’ora.

 

DUE CURIOSITA’
La testuggine palustre europea

La testuggine palustre europea (Emys orbicularis), di dimensioni relativamente piccole (il suo carapace è lungo in media 20-30 cm), presenta una colorazione verde scura su cui spiccano numerose piccole macchie giallastre, soprattutto sulle placche laterali del carapace e alle estremità. Le femmine hanno maggiori dimensioni e peso; i maschi si riconoscono per la forma incavata del piastrone e per la coda più allungata e ingrossata alla base. È una specie che predilige acque stagnanti o con correnti molto lente, con fondo melmoso, circondate da abbondante vegetazione di sponda. Si accoppia in acque basse in aprile-maggio, mentre le deposizioni si hanno da giugno sino alla fine di agosto: la femmina scava una piccola buca vicino all’acqua, in cui depone da 3 a 5 uova ellittiche, lunghe circa 3 cm, dal guscio molto duro. Dopo averle deposte richiude il buco e vi comprime la terra con il corpo. Trascorse 8-10 settimane, le uova si schiudono: le tartarughe appena nate sono lunghe circa 2,5 cm. L’alimentazione è carnivora, con preferenza, nei giovanissimi, per piccoli invertebrati acquatici. Con la crescita, la dieta si amplia comprendendo qualsiasi piccola preda vivente in acqua. Negli adulti può essere però importante anche una integrazione vegetale, a base di piante acquatiche. È una specie minacciata, che sta divenendo sempre più rara a causa della distruzione degli ambienti umidi, dell’inquinamento degli stessi e della competizione con l’esotica testuggine palustre americana (Trachemys scripta), che in maniera assolutamente scriteriata ed incontrollata viene purtroppo continuamente immessa da possessori privati nell’ambiente naturale. L’Unione Europea, nella Direttiva Habitat (92/43/CEE), ha inserito la Emys orbicularis tra le “specie animali e vegetali d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione”. Reperti fossili di Emys orbicularis sono stati rinvenuti nel deposito pleistocenico fluviale di Casal de’ Pazzi a dimostrazione che già 200.000 anni fa, insieme a forme arcaiche di Homo sapiens, la Testuggine palustre abitava la bassa valle di quello che sarebbe stato chiamato fiume Aniene.

Il giaggiolo acquatico
Il giaggiolo acquatico, confuso fin dall’antichità da medici e da speziali, a volte intenzionalmente, con l’Acorus calamus, pianta proveniente dall’Oriente, fu chiamato per questo Iris pseudacorus. Elegante specie erbacea perenne, conosciuta anche con il nome di iris d’acqua o giglio giallo, cresce spontanea fino a circa 1000 metri d’altitudine, prediligendo ambienti umidi come canali, fossi, terreni paludosi o altri corpi idrici non troppo profondi. Il suo bel fiore (visibile tra maggio e luglio) di un intenso colore giallo dorato, il fusto rigido e la forma a “lama di spada” delle sue foglie che partendo dalla base raggiungono il metro di altezza, ne fanno una specie di facile riconoscimento. La sua propagazione, dovuta alle acque che trasportano i semi liberati dal frutto una volta raggiunta la maturazione, diventa sempre più difficoltosa e ne fa una specie a rischio in molte regioni italiane per la progressiva riduzione di ambienti palustri a causa dei cambiamenti climatici e della forte pressione antropica. Accumulatore naturale, grazie ai propri rizomi, di metalli pesanti e ritenuta dagli antichi romani pianta sacra dalle doti purificatrici, tanto da dedicarle un cerimoniale per l’estrazione dal terreno, è stata largamente utilizzata nelle applicazioni fitoterapiche: in erboristeria il rizoma essiccato veniva usato fra l’altro come tonico o diuretico, il suo succo veniva impiegato per il trattamento esterno delle ferite o per curare il mal di denti e in tempi di carestia i suoi semi tostati erano utilizzati come surrogato del caffè.

Correlati di: Parchi e riserve

Niente più post da mostrare